L’origine dell’unione del Lar con il suo ospizio, attraverso lo sviluppo di correnti compiacenti, consolidandosi, passaggio dopo passaggio, ad ogni spirale, tale che diviene materia agente. Materia che esprime il proprio vissuto, recuperandolo da un sospeso, aggregandolo e connettendolo in modo permanente. Definendosi per gradi, in forma senziente, seguendo la ritmica spaziale del vortice, sovrascrive quegli ambito a lui favorevoli, propri fino ad allora dell’ospizio. Una volta allocato, il Lar, si pone alla guida d’ogni funzione vitale, così da interrogare gli ambienti e tutto il mondo che lo circonda, per sensorialità e per pensiero. Mondo che è finalmente a lui servo.
Nella relazione tra ospizio conoscente e Lar conosciuto l’esperienza della paramnesia, penso a un divenire nel vivente (l’ospizio), che in un divenire e un trapassare osserva inconsapevolmente (inconsciamente) ciò che si rigenera, che vive. L’osservazione della vita che si rivolge all’origine di una nuova vita sta propriamente nel processo del vortice che, spirale dopo spirale, trasporta il divenire del Lares, una vera e propria nascita.
Quindi è possibile affermare che già dalla sua origine che si trascina ed evolve nel vortice, si esplicita l’atteggiamento del vivente nei confronti del suo ospite, concepito e vissuto con un senso di protezione e non di minaccia.
Il vivente percepisce nel “trasportare”, proprio del vortice, un atto vitale, fondamentale per il necessario realizzarsi di una completezza. Ecco che il Lar, spirito, coacervo di emozioni, memorie, umori, sovviene e dall’essere in potenza giunge nella condizione in atto nel vivente.
Quando avviene il trapassare di ciò che è in potenza in ciò che è in atto, nasce al mondo un ente che, sospeso nello spirito del luogo, riconnette il suo punto di vista del mondo, riformula in questa modalità, la vita.
Il vortice che consente la nascita, non è solo un mezzo meccanico ma un vero e proprio valore, un progetto. Tale nascita, in sostanza, offre la sua possibilità ad un essente che, con tutto il suo esperire, provenga dal passato.
Quand’anche avvenga di ormeggiare il saldo bastimento, o signore, non bisogna dimenticare
Il processo, quando si cronicizza, evidenzia come le originarie affezioni di carattere generale si convertano lentamente ma inesorabilmente in consistenti quantità di idrogeno, costituendo così una condizione primaria di grande importanza per la sintesi delle polarità conviventi, favorendo quindi il processo osmotico.
Il gas idrogeno, bilocato nelle due sostanze identitarie, dà un primo indizio di osmosi quando, all’azione delle prime scintille di consapevolezza del Lar, il carattere e gli umori dell’ospitante che qui chiameremo ospizio, saranno totalmente ricomposti. Alla luce di questi accadimenti si è indotti a credere che il carattere dell’ospizio, precipitato in un altro da sé, ritenga il passato vissuto in un condensato d’idrogeno così che il volume non si viene mai a raddoppiare ma semmai a schiarire alquanto nello stesso fenomeno.
L’ospizio in atto e non più in potenza sollecita moti di compatimento verso l’ombra repentina che diviene poli-ombra per sommazione.
Date le numerose speculazioni sul continuo aggiornamento del confine identitario, sempre in movimento, bisognoso di un tracciamento che però non sembra mai essere possibile, si assiste alla mutazione in una condizione di legame attivo, un’interazione tra il Lar e l’ospitante, resa possibile dalla presenza di un consistente quantitativo di atomi di idrogeno. Questi atomi si esprimono poi legandosi di elementi elettronegativi come fluoro, ossigeno o azoto.